Negli ultimi anni, nel mondo della musica si stanno riscoprendo vari generi musicali, come il genere indie. Sono sempre più i cantanti e, soprattutto, le band che si confrontano con questo genere. Molti di loro stanno avendo un grandissimo successo, mentre altri sono ancora all’inizio della loro carriera. Tra questi troviamo i CACTUS, band nata qualche anno fa, grazie all’unione di Jimmy, Spoty, Tia, Simic e Viola, nome d’arte di cinque giovanissimi ragazzi di Como. La band ha iniziato a farsi conoscere con la pubblicazione del suo primo singolo nel maggio del 2021 e grazie alla sua presenza sui social ha ottenuto un gran successo. Per scoprire un po' di più su questa giovane band e sulla sua musica, ho intervistato i cinque ragazzi.
Come è nata la vostra band?
«La nostra band è nata senza aspettative né pretese intorno al 2021. Jimmy, il frontman, aveva alcune canzoni che voleva registrare, così ha chiamato alcuni amici e amici di amici e insieme siamo andati in studio. Il giorno in cui abbiamo pubblicato la nostra prima canzone, a maggio 2021, è andato virale per la prima volta un nostro video e lì abbiamo capito che forse i CACTUS potevano diventare qualcosa di più. A tre anni di distanza quegli amici sono diventati come una famiglia e siamo felicissimi dei piccoli traguardi che abbiamo raggiunto. Con due EP alle spalle, un terzo in lavorazione e un centinaio di live alle spalle, sappiamo che la nostra strada è ancora lunga, ma non vediamo l'ora di goderci il viaggio!»
Vi definite “La band dell’indie felice”, come mai?
«La felicità è uno stile di vita complicato da seguire. Scoraggiarsi è sempre la scelta più semplice, invece noi siamo fan della speranza, sempre ed ovunque. È facile sminuire la gioia e renderla banale, per questo stiamo molto attenti alla nostra comunicazione. Non vogliamo parlare di una vita idilliaca dove va sempre tutto bene, al contrario, ci piace raccontare delle nostre vite semplici e un po' sfigate, dove però nonostante le batoste, si stringono i denti e si trova un motivo per sorridere. Questo è il nostro indie felice: una musica coraggiosa in un mondo che spaventa.»
Quali sono le vostre influenze musicali?
«Ascoltiamo tutti generi musicali differenti, il che ci dà molteplici fonti d'ispirazione. La musica a cui forse ci avviciniamo di più è quella di artisti come Jovanotti e Cremonini, però nelle nostre cuffiette passano anche John Mayer, Ed Sheeran e i Sum 41.»
Qual è il vostro processo creativo nello scrivere canzoni?
«L'ispirazione arriva sempre in modo diverso. A volte da un riff alla chitarra di Spoty, da un giro di tastiere di Tia o, sempre più spesso, da un suggerimento di qualche fan tra i commenti. Jimmy scrive il testo accompagnandosi alla chitarra, poi la canzone torna nelle mani del gruppo, dove la struttura viene stravolta e migliorata, poi si costruisce tutto l'arrangiamento e pezzo dopo pezzo si arriva alla canzone finita.»
Se poteste collaborare con qualsiasi artista, chi sarebbe e perché?
«La collaborazione della vita sarebbe Ed Sheeran, ma per essere un po' più realistici ti diremmo Jovanotti. Il motivo è che sono artisti con cui condividiamo il mood. Determinati e presi bene, che pensano di poter cambiare il mondo con una chitarra e troppo amore. Condividiamo qualcosa che è più di semplice musica, è una vocazione.»
Qual è stato un momento della vostra vita come band che vi è rimasto particolarmente impresso?
«È difficile individuare uno solo, perché ogni giorno viviamo qualcosa di nuovo e che sia bello o brutto, si dimostra sempre molto formativo per tutti. Il tour dell'anno scorso, con le prime trasferte lontane da casa, è stato sicuramente uno dei più significativi. Ci ha fatto vivere come coinquilini in giro per il Nord Italia, stringendo molto il nostro legame. Ci auguriamo che il prossimo, che inizierà il 31 maggio da Nerviano (MI), sarà ancora più entusiasmante.»