Sei innamorato della comunicazione e dell'editoria? Congraturazioni! Sei fortunato, perché c'è un lavoro che fa proprio per te. Sto parlando del Social Media Manager: una figura nata di recente con l'arrivo della digitalizzazione e dei social media, sul quale però ci sono ancora molti taboo e miti da sfatare. Abbiamo quindi intervistato Martina Zaffiro - una Social Media Manager della casa editrice FrancoAngeli - che ci racconterà il suo percorso e quanto crede sia importante la comunicazione social per un settore antico come quello dell'editoria.
Come si fa a diventare Social Media Manager, che percorso di studi bisogna intraprendere?
«Non c'è un unico percorso che si possa intraprendere per diventare Social Media Manager. Nel mio caso, io ci sono arrivata dopo una laurea in psicologia e una specializzazione in marketing e comunicazione.
Ci si può però anche arrivare attraverso un'altra laurea, magari in Scienze della Comunicazione o un corso, un master in marketing e social media, che possono aiutarti a maneggiare i software e le applicazioni che servono nello specifico per questo ruolo. Diciamo che noi, dalla Generazione Z in poi, siamo anche più avvantaggiati perché siamo “nativi digitali”, per cui siamo immersi completamente nei social, e la loro gestione ci è più “semplice e intuitiva”».
In che cosa consiste, nello specifico, il tuo lavoro?
«Il mio lavoro consiste principalmente nella programmazione di un calendario editoriale per i contenuti dei social su cui la FrancoAngeli principalmente opera, che in questo caso sono Facebook, Linkedin e Instagram. Quindi la pianificazione del calendario editoriale e la programmazione degli orari e dei giorni in cui pubblicare i vari post. Tutto anche in una visione strategica di come arrivare al nostro determinato pubblico in base al social di riferimento. È importante anche il contatto con le persone attraverso questi social, quindi rispondere agli autori e ad eventuali consumatori».
Perchè pensi sia importante avere una figura comunicativa come il social media manager per una casa editrice come la FrancoAngeli, che vende principalmente libri universitari?
«Penso sia importante che ci sia una figura che si occupi della comunicazione e dei social media in qualsiasi settore e ambito. È vero che la FrancoAngeli pubblica principalmente testi di settore, universitari, molto specifici comunque, ma si occupa anche di libri di saggistica un po’ più agevoli e di facile lettura. Innanzitutto, avere qualcuno che si occupa della comunicazione è fondamentale per il posizionamento che la casa editrice poi andrà ad adottare nella mente dei consumatori. Quindi per non esser vista solo come casa editrice di testi universitari, che uno legge unicamente per dare un esame, ma anche attraverso elementi più creativi, che riescono ad arrivare magari a più persone e farle appassionare alla lettura. In questo modo può comunicare anche altri lati di se stessa, svecchiando l'immagine della casa editrice».
Quanto pensi sia importante quello che fai per un settore antico come quello dell'editoria?
«È molto importante, perché è vero che l'editoria è un settore con una grande tradizione alle spalle, ma come ogni cosa, se vuole sopravvivere deve innovarsi, stare al passo con i tempi. Quindi per attrarre anche le generazioni più giovani deve essere presente attivamente sui social, deve comunicare in un certo modo, deve attuare iniziative di marketing che siano un po' più creative, un po' più dirompenti per attirare l'attenzione. Adesso, grazie a TikTok, i libri sono tornati molto di moda, tanto che in ogni libreria si sono adattati degli scompartimenti ai libri più famosi del bookstock, proprio per riuscire ad accaparrarsi più pubblico possibile. Quindi credo che sia importante stare al passo con i nuovi trend e i nuovi social che usciranno nel futuro, “svecchiandosi” un po’»..
Tra Facebook, Instagram e Linkedin, quale pensi sia il social più adatto per questo lavoro? Perché?
«Il social più importante dipende molto dal target a cui si mira. Noi della FrancoAngeli, per esempio, abbiamo un target che è abbastanza maturo, per cui Facebook è sicuramente uno dei canali principali insieme a LinkedIn. Ma, tutto dipende dal target specifico: per esempio, noi differenziamo le pagine Instagram per settore, proprio perché parliamo a nicchie molto piccole, quindi abbiamo una pagina di psicologia per gli psicologi, di architettura, per gli architetti, di medicina per i medici, e così via. Questo perché chi ci segue vuole un certo tipo di contenuti e non è disposto a seguirne altri».
Sei soddisfatta del settore che hai scelto?
«Sono estremamente soddisfatta del settore che ho scelto. Diciamo che la mia idea è sempre stata quella di lavorare in editoria, almeno da quando ho iniziato l'università, perché mi sono appassionata alla lettura e ai libri in generale. Infatti ho anche una pagina Instagram tutta mia in cui parlo di libri e faccio collaborazioni con le varie case editrici, e da lì mi è venuta l’idea di di lavorare proprio in una di queste. Dopo la laurea, mandando dei curriculum, la FrancoAngeli mi ha subito risposto e ora eccomi qui, sono molto contenta».