Io Capitano narra la vicenda di Seydou e Moussa (interpretati rispettivamente da Seydou Sarr e Moustapha Fall), due giovanissimi sedicenni che decidono di emigrare in Europa per trovare un lavoro che li possa aiutare a mantenere le famiglie nella loro terra di origine, il Senegal. La loro Odissea vedrà i due cugini affrontare numerose difficoltà, come l’attraversamento del deserto a piedi, la prigionia nelle mani della mafia libica ed infine l’attraversamento del Mediterraneo su un vecchio peschereccio in disuso da anni.
“Per realizzare il film siamo partiti dalle testimonianze vere di chi ha vissuto questo inferno e abbiamo deciso di mettere la macchina da presa dalla loro angolazione per raccontare questa odissea contemporanea dal loro punto di vista, in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere dalla nostra angolazione occidentale, nel tentativo di dar voce, finalmente, a chi di solito non ce l’ha”; si è espresso così il regista Matteo Garrone in merito al suo film.
Non è la prima volta che troviamo Garrone a narrare le vicende dei migranti e le loro difficoltà nel raggiungere i propri sogni residenti in Europa (i suoi primi film avevano come tema questo argomento); Io Capitano, infatti, sembra essere il prequel di un altro suo film, Terra di mezzo del 1996. Così come è stato per quest’ultimo film, anche qui l’occhio attento e critico di Garrone non è mancato.
In Io Capitano il regista ha voluto sottolineare, tra le tante realtà, quella degli scafisti; come si vede, sarà proprio Seydou a guidare il peschereccio verso la meta ambita, e questo per un motivo ben preciso: il ragazzo è minorenne, quindi nel caso in cui dovesse essere fermato dalle autorità e riconosciuto come scafista non verrebbe incarcerato, cosa differente se alla guida ci fosse stato l’uomo che gli garantisce il viaggio di sola andata.
Garrone ha così commentato il suo film, definendolo come “la più grossa sfida che io abbia mai affrontato e un’esperienza che porterò con me tutta la vita”.