Un anno dopo Enea, Pietro Castellitto torna al festival di Venezia nelle vesti di attore con l’interpretazione di Riccardo Schicchi, il personaggio che negli anni ‘80 rivoluzionò la cultura di massa trasformando l’amore libero e l’erotismo in un nuovo fenomeno: il porno. Il nome dell’opera coincide con quello dell’agenzia, fondata dallo stesso Schicchi che coniò il termine pornodiva, e rese popolari numerosi volti femminili, destinati a rimanere indelebili nell’immaginario collettivo degli italiani, tra cui Cicciolina, Moana Pozzi ed Eva Henger.
Diva Futura ci mostra immediatamente le intenzioni di Riccardo Schicchi nella costruzione di un mondo “amorale ma non immorale”, che mirava a valorizzare la bellezza del corpo femminile senza abuso o maltrattamento. In un Paese carico di pregiudizi in cui per entrare in Tv i volti femminili subivano i peggiori soprusi, paradossalmente nei criticati e censurati video a luci rosse vi era un clima opposto, dove alle interpreti veniva spesso riservato un trattamento molto più professionale. L’impatto mediatico ha portato a conseguenze socialisvariate con le dive che sono diventate i volti più desiderati da tutti e che, sfruttando l’onda lunga della popolarità, si sono inserite nel mondo politico e della televisione.
Lo schermo televisivo era ancorato agli stili sobri e patriarcali della Paleotelevisione, e questa nuova ventata ha generato una rivoluzione sociale sia nei contenuti che nei modi di fruizione. Il limite è diventato ben presto un'opportunità, con Schicchi che è riuscito a sfruttare a pieno le reti radiotelevisive private e le cassette VHS per ampliare il suo spazio di produzione. La successiva rivoluzione, coincidente con l’avvento di Internet, provocherà un nuovo modo di vedere la televisione, con richieste più esigenti anche da parte dei fruitori del porno, che finiranno per cambiare tutto il settore, in una forma molto più violenta e distante dai concetti di Schicchi che da allora inizierà il suo declino fino alla morte nel 2012.
Il biopic offre un approfondimento sui rapporti personali all’interno della grande famiglia dell’agenzia, vedendo coinvolte figure come la segreteria e i volti femminili delle popolarissime prime donne su indicate nelle loro fragilità, più che nelle esibizioni fisiche. Castellitto si destreggia in un ruolo protettivo come un padre di famiglia, più che il capo di un’azienda. Il film ha inoltre il merito di distaccarsi dai tabù e dagli stereotipi di genere presenti in Italia, denunciando l’ipocrisia del mondo politico, televisivo e clericale. La narrazione non risulta cronologicamente lineare (e forse questo è l’elemento più fragile del film), con un continuo forward e rewind temporale che genera anche confusione, in una rappresentazione che vede in maniera alternata Schicchi e la segreteria come voci narranti. Interessante è anche l’uso contaminato di presente e passato delle interviste televisive con personaggi della Tv e della cultura italiana che intervistano i personaggi non reali ma quelli interpretati dalle attrici. Immagini di repertorio cosi combinate grazie al digitale per collocare la prova attoriale nello scorrere della cronaca e della televisione nazionalpopolare.
Diva Futura è la parabola di un gruppo di personaggi che si sono battuti in favore della libertà sessuale limitata dal rispetto della donna, paradossalmente al contrario di quel perbenismo che nasconde perversioni e desideri e mantiene un maschilismo che manca di rispetto nei confronti della donna e perciò più volgare della stessa pornografia. contribuito alla nascita del fenomeno pornografico. Il rispetto “predicato” e mantenuto da Riccardo Schicchi è stato sopraffatto non solo da una produzione violenta e irrispettosa richiesta da un mercato che condanna ma produce le depravazioni irrispettosi della dignità umana e soprattutto di quella femminile.