La protagonista del film è Isabel Wilkerson (interpretata da Aunjanue Ellis), la quale, dopo aver ricevuto il Premio Pulitzer, decide di intraprendere uno studio sulla nascita del razzismo Negli Stati Uniti partendo da un omicidio di un afroamericano avvenuto pochi mesi prima. A seguito di importanti perdite familiari, la scrittrice decide non di dedicarsi al singolo episodio, ma di ampliare il tema del razzismo negli Stati Uniti, collegando la sua radice, poi, al Nazismo in Germania e alla divisione in caste in India.
La regista, poi, ha dichiarato che “realizzare Origin è stato un viaggio straordinario e complicato che ha mostrato la sua bellezza sia nei momenti più semplici che in quelli difficili”; e di momenti difficili ve ne sono numerosi al giorno d’oggi, collegati principalmente al razzismo presente in America. Quest’ultimo, inoltre, viene considerato come un’evoluzione del sistema delle caste indiano, ovvero una stratificazione della società fondata su principi gerarchici ed esclusivi, imposti spesso dal diritto di nascita o da quello di successione.
A proposito di disuguaglianze, la DuVernay si è espressa con tono polemico sull’ambiente cinematografico, che ad oggi contiene ancora molti pregiudizi: “A una regista di colore come me si fanno quasi sempre e solo domande sul razzismo, mentre ai registi bianchi si chiede delle loro opere”. La regista ha avuto comunque l’onore di essere la prima afroamericana della storia in concorso per il Leone d’Oro, anche se per lei la candidatura ha avuto un sapore dolceamaro: “Non posso celebrarla come una conquista personale, senza pensare che per 80 anni ad altre registe nere è stato precluso questo onore: perché non credo proprio di essere la prima afroamericana ad aver realizzato un film degno di essere qui. [..] Mostrare il mio lavoro su un palcoscenico mondiale diventa allora importante anche per dare visibilità alle tante persone invisibili nell’industria del cinema”.
Il film ha un duplice scopo: in primis vuole approfondire il tema del razzismo, il quale non si rifà soltanto alle battute fuori posto ma ingloba in sé un problema molto più vasto, quello appunto del castismo; in secondo luogo vuole sensibilizzare il pubblico a riflettere su ciò che si dice o che si fa, sottolineando come il razzismo oggi -come lo intendiamo noi - è ancora molto presente e ben radicato, e spetta a noi non diffondere ulteriormente questo nemico invisibile, anche se non gli abbiamo dato noi origine.