domenica 27 aprile 2025
Lettera aperta all'egregio professor Piergiorgio Odifreddi
di Mattia Zaccaro Garau
È bastato uno scherzo telefonico per rivelare la sua idea di dialogo
25 ottobre 2013

I fatti ci dicono che una settimana fa il professor Piergiorgio Odifreddi ha subito uno scherzo telefonico nel corso della trasmissione di Radio24 “La Zanzara”: è stato chiamato da un imitatore di papa Francesco. Cinque minuti di telefonata nella quale il professore, sorpreso, emozionato, felice, ha interrotto ripetutamente il suo interlocutore, sommergendolo con 517 parole, e lasciando allo pseudo-papa la possibilità di pronunciarne, di contro, 140.
Dati questi numeri, il logico-matematico Odifreddi dedurrebbe che, ricevuta una telefonata dal Santo Padre, ha parlato per quasi l'80% della chiamata: 4 minuti su 5.

 

In questo lasso di tempo, l'ateo Odifreddi, autore, tra gli altri, de "Il Vangelo secondo la Scienza" e di 'Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)", nei quali sentenziava che «la vera religione è la matematica, il resto è superstizione» e che la Bibbia è piena «di assurdità scientifiche, contraddizioni logiche, falsità storiche, sciocchezze umane, perversioni etiche e bruttezze letterarie», ha fatto in tempo a chiedere la prefazione del suo nuovo libro proprio allo pseudo-papa Francesco, dandogli appuntamento per oggi, alla messa a Santa Marta celebrata dal vero-papa Francesco ed a cui era stato invitato a partecipare dall'amico cardinale Gianfranco Ravasi.

 

Alla luce dei fatti, egregio professor Odifreddi, le scrivo per domandarle quali siano le motivazioni che l'hanno spinta, pur stante tutto questo disprezzo che lei ha seminato nei confronti di chi crede in Dio, a chiedere una prefazione al Papa. Glielo domando perché non voglio pensare che sia esclusivamente un discorso di auto-promozione e di profitto, una logica di vendite - del tipo: quante copie in più con una prefazione di Bergoglio? Oppure, ancora peggio, egregio professor Odifreddi, che sia una questione di invidia. Un'invidia nei confronti di chi è diventato Papa, sulla scia di quello che Claudio Sabelli Fioretti, intervistandola per il Fatto Quotidiano, ha scritto a proposito della sua parentesi di giovane seminarista: «Visto che non potevi diventare Papa, te ne sei andato dal seminario». O, peggio del peggio, un'invidia nei confronti di Eugenio Scalfari, che col Papa è riuscito ad avere un dialogo autentico, se non altro perché ha avuto l'opportunità (o l'oculatezza) di verificare che si trattasse proprio di Bergoglio.

 

Lei mi risponderà, se lo farà, egregio professor Odifreddi, giustificandosi in nome del Dialogo. Ma io tengo a ricordarle che esistono due tipi di dialogo, secondo il suo maestro che fu Socrate: uno chiuso al proprio messaggio ed in cui l'altro serve soltanto come strumento di scontro, ed uno aperto al messaggio dell'altro che diviene un mezzo di incontro. E se lei fosse fedele al secondo tipo di dialogo, che poi è l'unico che si possa forgiare di tale appellativo, sarebbe stato prima ad ascoltare, più che a parlare, almeno quello che il Santo Padre che l'aveva raggiunta telefonicamente, aveva da dirle; e forse questo le avrebbe anche permesso di accorgersi che si trattava di uno scherzo, evitandole così una figura davvero pessima.

Ma la cosa che prosegue a stranirmi, egregio professor Odifreddi, non è neanche questo, bensì è il fatto che sul suo blog, ospitato da Repubblica.it, e dal nome "Il non-senso della vita",, lei continua a non fare alcun riferimento a quanto accaduto: non una battuta, non una presa di posizione, non una sola parola - quasi sperasse che l'accaduto potesse passare inosservato. E questo stona con l'inflazione odifreddiana a cui i mezzi di comunicazione di massa, e la rete in particolare, sono abituati. Eppure, proprio sul suo blog e proprio un giorno prima che le venisse fatto lo scherzo dalla trasmissione di Giuseppe Cruciani, egregio professor Odifreddi, in un post dal titolo "Che cos'è la verità?", alla sua auto-definizione di logico matematico, lei stesso attribuiva un valore molto bello: «ho passato la mia vita a cercare di capire qual è la risposta alla domanda del titolo. Che secondo la leggenda, fu posta da Pilato, anche se poi lui se ne andò senza neppure aspettare che il suo interlocutore provasse a rispondere».

Esatto, egregio professor Odifreddi, la risposta alla domanda su che cosa sia la Verità (lei l'ha scritta con la minuscola, io la scrivo con la maiuscola - ma ci possiamo capire ugualmente) esige che si stia ad ascoltare la risposta. Ed io, passando dall'universale al particolare, starò ad ascoltare la risposta alla domanda che le ho posto all'inizio di questa lettera aperta: perché lei ha chiesto una prefazione del suo nuovo libro al Papa, se ritiene la religione «un fatto infantile», se nell'introduzione di un suo best-seller ricordava a tutti noi con fierezza che l'etimologia della parola 'cretino' deriva dalla parola 'cristiano'?

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