Dal primo maggio Don Luis Rosón Galache è il nuovo Decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Salesiana. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo e per parlare dei suoi progetti.
«Sono un salesiano sacerdote spagnolo», racconta, «e in passato ho studiato qui, alla Pontificia Università Salesiana. Dopo diversi anni di lavoro formativo e pastorale in Spagna, dal 2006 eccomi al servizio dell’Università che mi ha formato e alla quale tanto devo. Sono già stato per diversi anni Decano della Facoltà di Filosofia, ed eccomi a servire di nuovo in questo incarico».
Cosa comporta questo compito? quale contributo specifico può dare un salesiano in questo ruolo?
«Questo incarico comporta un aspetto bello di servizio all'interno della missione di D. Bosco per i giovani. È bello, e impegnativo, essere al servizio della comunità educativa di questa facoltà a misura umana e favorire quanto possa servire alla crescita di tutti noi. Siamo tutti inter-dipendenti, è nellerealzioni che si cresce. Fare un cammino di studio, insegnamento e ricerca, sempre in cammino con e per gli altri… un bel compito al servizio della Facoltà e dell’UPS».
Quali sono le principali sfide che dovrà affrontare?
«Abbiamo una visione e una missione da compiere: coordinare, radunare forze in uno sforzo comune che tutta l’Università Salesiana e la Facoltà si sono date… ma senza mai trascurare assecondare la crescita e il cammino di tutte le singole persone, professori e allievi, per quanto possibile. Un lavoro sfidante e appassionante».
Per garantire l'unità della facoltà, ha qualche idea su come riunirla intorno a un progetto per il futuro?
«Lo abbiamo davanti, già fatto e approvato: è il nuovo Piano Strategico. È molto ambizioso e allo stesso tempo realista. È importante unificare gli sforzi intorno a questo Piano, senza smettere di integrare le nuove sfide e le idee belle e creative, che in un buon ambiente nascono tra i componenti della Comunità Educativa e che si traducono sempre positivamente in progetti da percorrere e mete da raggiungere».
Nel suo programma, vuole orientare la facoltà verso "l'interesse pedagogico degli studenti", in che cosa consisterebbe?
«Il programma è chiaro e bene stabilito, come dicevo, e lascia poco spazio a un ruolo da libero battitore. Procedendo insieme, a volte si ha l’impressione di andare un poco più lenti, ma il lavoro è più sicuro, confortante e produttivo. Provare a non lasciare nessuno indietro è una bella sfida».
Che cosa dice ai coraggiosi studenti che stanno affrontando gli esami?
«Mi auguro che gli studenti arrivino alla stretta finale di questo semestre avendo lavorato bene ed elaborato schemi, schede, sintesi, mappe concettuali… insomma è il momento di fare sintesi e di tirare le somme di un lavoro ormai in corso da tempo. Allora, coraggio, fiducia in sé, nelle proprie forze e nell’aiuto degli altri… E curare il riposo e l’esercizio: bisogna arrivare agli esami pronti, preparati e svegli. In bocca al lupo! (Ma noi professori non siamo dei “lupi”)».