Ore 22:37 del 4 maggio 2023: il Napoli ha appena pareggiato con l’Udinese e si è assicurato il punto che gli ha permesso di laurearsi campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Un’attesa di 33 anni dall’ultimo trionfo per rivedere il tricolore sotto l’ombra del Vesuvio, che permette a tutti i tifosi napoletani di uscire dalla prigionia di un sogno cullato da troppo tempo. Dal 1990 ad oggi, il club ha dovuto affrontare prima un lento declino, culminato con il fallimento nel 2004; e poi una lenta risalita al vertice, ricca di numerosi secondi posti e vittorie sfumate sul più bello. Un’intera generazione di ragazzi ha aspettato questo giorno, nel quale il sogno si è finalmente trasformato in realtà.
Marco, un tifoso 20enne del Napoli, ha condiviso con noi tutte le emozioni vissute da lui in questa stagione; culminata con il terzo scudetto del club partenopeo.
Come mai sei diventato tifoso del Napoli?
«Nella mia famiglia tutti hanno sempre tifato Napoli, specialmente mio padre, che da piccolo mi portava allo stadio a vedere le partite, e io rimanevo affascinato. L’anno in cui mi sono ufficialmente innamorato del Napoli è stato il 2010-11, con l’arrivo di Edinson Cavani, il giocatore a cui tutt’ora sono rimasto più legato perché mi ha regalato emozioni indescrivibili».
Per Marco si tratta del primo scudetto vissuto dal vivo, e ci ha raccontato una curiosa coincidenza.
«Io ho dovuto aspettare ben 20 anni della mia vita per vedere uno scudetto del Napoli. È esattamente lo stesso periodo di tempo che mio padre ha dovuto aspettare per assistere al suo primo scudetto, vinto nella stagione 1986-87. Quindi siamo stati entrambi accumunati nell’aver atteso 2 decenni per assistere al nostro primo scudetto napoletano della nostra vita».
Quanto è emozionante per un tifoso del Napoli vincere uno scudetto?
«È stata una liberazione! È difficile spiegare la marea di emozioni che mi hanno travolto. Venivamo da tante stagioni di secondi posti, dove eravamo sempre in lotta ma all’ultimo mollavamo psicologicamente. Negli ultimi 3 minuti della partita contro l’udinese che ci ha regalato lo scudetto, ho vissuto un flashback di tutte le delusioni degli ultimi anni. Quando l’arbitro ha fischiato la fine sono scoppiato in un pianto liberatorio e ho urlato “ce l’abbiamo fatta finalmente”».
Alla fine della scorsa stagione lasciano la squadra 3 bandiere: Insigne, Mertens e Koulibaly; e vengono rimpiazzati da 3 giocatori all’epoca semi-sconosciuti: Kvaratskhelia, Simeone e Kim. Sulla carta il Napoli sembrava indebolito e le griglie dei quotidiani sportivi ipotizzavano un piazzamento finale non oltre al quarto posto.
Tra i tifosi c’era la percezione della fine di un ciclo?
«Si, tutti pensavano che fosse finito un ciclo. I più ottimisti ipotizzavano un Napoli al quarto posto, e penso che nessuno abbia mai lontanamente pensato di poter vincere lo scudetto. Le nostre avversarie si erano rinforzate parecchio (Juve su tutti) e si prospettava un campionato di sofferenza. Noi avevamo acquistato giocatori nuovi e questo doveva essere un anno di transizione, nel quale capivamo il livello complessivo della squadra. Non mi sarei mai aspettato un exploit di tale portata».
Raccontami la partita più bella e partita più brutta del Napoli di quest’anno, secondo il tuo punto di vista.
«La partita più bella è stata la vittoria per 4-1 contro il Liverpool in Champions League, perché ero allo stadio e ho assistito dal vivo a qualcosa di magico che non avevo mai visto in tutta la mia vita. Un dominio assoluto contro una squadra più quotata della tua, con 10-12 palle gol create in tutta la partita. Quella sera ho visto la nascita di una squadra che avrebbe poi dominato il campionato. La partita più brutta è stato il pareggio per 1-1 contro il Milan ai quarti di Champions League, che ci ha estromesso dalla competizione. È stata una serata da incubo, perché uscire contro una squadra italiana in Champions League, quando avevi la possibilità di arrivare fino alla finale, ti farà convivere con i rimpianti per tutta la vita».
Quando hai capito esattamente di averlo vinto lo scudetto?
«Nelle 2 vittorie contro la Juventus. All’andata il 13 gennaio, la vittoria per 5-1 è stata fondamentale per lo scudetto più dal punto di vista psicologico che del risultato stesso. Quella sera ho avuto la convinzione che per la vittoria finale oramai eravamo padroni del nostro destino, visto il vantaggio consistente accumulato sulle nostre dirette avversarie. Al ritorno il 23 aprile, con la vittoria per 1-0, ho avuto la certezza di aver finalmente vinto lo scudetto, c’era solo da aspettare la matematica certezza che è arrivata il 4 maggio contro l’Udinese.»
Aspettative per la prossima stagione?
«Abbiamo il diritto e il dovere di difendere con i denti lo scudetto conquistato. E poi sarebbe bello confermare i quarti di finale in Champions League, o chissà non provare ad andare oltre…
Però non sarà per nulla facile, quando hai il tricolore sul petto le pressioni da gestire aumentano. Vincere è stato difficile, ma sarà ancora più difficile riconfermarsi».