sabato 20 aprile 2024
Un viaggio fotografico alla scoperta del confine
di Giorgio Marota
Dal 10 giugno esposte nella Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università Salesiana le foto del progetto "Confine Border", ideate e realizzate dagli studenti. Il prof. Sardelli: "Per incontrare l'altro e aprirsi alla diversità"
9 giugno 2016
“I confini non sono qualcosa di negativo in sé. Dipende dal punto di vista: solo nei pressi del confine si può davvero incontrare l’altro e aprirsi alla diversità”. Si ispira a questa idea del professor Tommaso Sardelli la mostra fotografica promossa dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana, dal titolo “Confine Border”.

Da venerdì 10 giugno gli scatti di Veronica Amorosi, Octavio Arango Morales, Luca Bencivenga, Stefania Postiglione, Ramona Privitelli, Adriano Romani, Sinoj Skaria, Elisa Virdia, Veronica Petrocchi e Andrea Petralia saranno esposti nella Facoltà di Comunicazione. Ogni studente ha declinato in modo autonomo il tema, dall’ideazione fino alla produzione e post-produzione fotografica. “Io ho soltanto proposto il progetto e alcuni spunti di riflessione – ha spiegato il professore – poi ognuno ha cercato le proprie motivazioni e ha lavorato in autonomia. Ho chiesto di trovare una chiave di lettura per affrontare la tematica del "Confine", qualcosa che potesse rispondere ad un'urgenza individuale di raccontare una storia. Progetti come questo e come quello sulla famiglia dello scorso anno, che si sviluppano per alcuni mesi, consentono agli studenti di avere il tempo necessario per riflettere e maturare un'idea comunicativa credibile. Merce rara di questi tempi”.

Ma perché la scelta di un tema così controverso? Il confine è un concetto difficile da esprimere quanto affascinante, e proprio per questo sembra far leva sulla creatività dei ragazzi. Nell’anno della Misericordia, parlare di confini non significa infatti solo raccontare barriere ed ostacoli, ma anche le storie che si trovano al di là del limite, reale o immaginario. Sardelli apre ad una doppia prospettiva: “È il luogo in cui convivono parti diverse di noi. Ci fa paura ma ci attrae allo stesso tempo: se da un lato avere dei "limiti" ci fa sentire protetti, dall'altro ci può anche far sentire in gabbia. Superare i confini, andare oltre i confini è il modo che abbiamo di uscire dalla nostra comfort zone e sperimentare qualcosa di nuovo. Non c'è nessun viaggio se non si varca quel confine”. Ed è solo dopo averli affrontati, magari rappresentandoli con l’arte - di cui la fotografia rimane ancora una validissima espressione - che questi confini smettono di farci paura e diventano opportunità di confronto, luogo di incontro e di relazione.  

Qui il link con la fotogallery: fsc.unisal.it/index.php/notizie/news-fsc/660-la-fotografia-per-riconoscere-il-confine
9 giugno 2016
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