giovedì 25 aprile 2024
Perché la vecchietta chiese di morire
di Armella Muhimpundu
Si conclude domani la settimana della commemorazione del genocidio dei Tutsi in Rwanda. Contro il negazionismo e per ricostruire pienamente la verità
12 aprile 2016

Era una vecchietta già curva, si muoveva col bastone. Il giorno che vennero a distruggerle la casa, lei si rifiutò di muoversi. Rimase lì accanto ai resti della sua dimora. Fece un fuoco come per riscaldarsi e si mise seduta per terra, fumando la sua pipa per diversi giorni. L’unico momento in cui si spostava era per vedere se sua figlia, insieme alla sua famiglia, erano ancora vivi. Anche loro erano stati buttati fuori della loro casa, perché volevano distruggerla.


Dopo un po’ di giorni va a ricontrollare e si ritrova davanti ad una scia di sangue, segue da dove viene e si ritrova davanti al gabinetto. Pensa che non potevano aver buttato tutta una famiglia di otto persone lì dentro e si sbriga di andare a controllare al lago Muhazi. Perché tutti sapevano che il modo preferito degli interahamwe era di uccidere e buttare le loro vittime dentro il lago. A metà strada incontra un gruppo che stava tornando dal lago: gli chiede dove erano sua figlia e i suoi nipoti. Le rispondono che li avevano appena buttati nel lago, e lei gli chiede allora di ucciderla, anche lei, sul momento.

Siccome non erano convinti, Cecilia li insulta in tutti i modi, finché non cambiano strada, per portala al lago, ucciderla e buttarla dentro con i suoi.


Il 7 scorso aprile è iniziato il periodo della XXII commemorazione del genocidio dei Tutsi in Rwanda, un genocidio che ha tolto la vita a oltre 100.000 persone nel giro di 3 mesi. La commemorazione, per i ruandesi,è un'occasione per ricordare le vite perse, per essere solidali con i sopravissuti, per riunirsi e per assicurare che quello ch’è successo non succederà mai più. In Ruanda o in un'altra parte del mondo. Questo periodo è anche un’opportunità per imparare da storie di perdono, di riconciliazione e di ricostruzione del paese. Ogni anno per la commemorazione si sceglie un tema di riflessione, questo anno è “ricordare le vittime del genocidio lottando contro l’ideologia del Genocidio”.


Nella preparazione della commemorazione, Il segretario esecutivo della commissione nazionale per la lotta contro il genocidio, Dottor Jean Damascene BIZIMANA, ha affermato che è necessario lottare contro l’ideologia del genocidio perché quelli che hanno perpetrato il genocidio e i loro aiutanti hanno continuato a cercare a distorcere la verità su di esso. Ha ricordato che vari strumenti sono stati messi a disposizione per rispondere a quelli che negano e minimizzano il genocidio. Questi includono ricerche sul genocidio, discussioni e conferenze sul genocidio e la sua prevenzione, la preservazione della prova del genocidio, ciò che include i siti memoriali e tutto il materiale che testimonia la sua storia per una maggiore chiarezza storica.


La fiamma del ricordo, conosciuta come urumuri rutazima (la luce che non si spegne mai), che simbolizza il ricordo insieme al coraggio e la tenacità dei ruandesi per i 22 anni passati, è stato accesa questo 7 aprile per rimanere accesso per i 100 giorni che sono stati il periodo del genocidio. Per la settimana del lutto (dal 7 al 13 aprile) e per tutto il periodo della commemorazione, i ruandesi si uniranno, come negli anni precedenti, per rendere omaggio a tutti gli innocenti uccisi durante il massacro. Rifletteranno sulla storia del paese e quest’anno hanno discusso su argomenti indirizzati alla lotta contro l’ideologia del genocidio. Lo stesso è stato fatto in tutti Paesi dove risiedano i ruandesi, anche In Italia.

12 aprile 2016
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