Istanbul oggi. Tra fede, politica e quel futuro conteso
Una città crocevia tra Islam e Cristianesimo, tra spinte europeiste e un forte ritorno alle tradizioni conservatrici. Istanbul è oggi il simbolo di una crisi geopolitica in cui è coinvolto l’intero euro-continente. Il racconto in immagini del nostro inviato Giorgio Marota
2 marzo 2016
Un ponte tra l’Europa e l’Asia, luogo di incontro di
culture, religioni e tradizioni. Ad Istanbul l’Islam abbraccia il
cristianesimo, tra le rive del Bosforo in un luogo con 15 milioni di abitanti e
2500 anni di storia. Bisanzio per i latini, Costantinopoli in onore di colui
che la rese capitale dell’impero romano, Istanbul nella modernità, quando la
Turchia divenne repubblica nel 1923.
Oggi quella fondata da Mustafa Kemal, per tutti “Ataturk” il padre dei turchi, è una nazione liberale, al centro però di una crisi geopolitica che sta coinvolgendo il mondo mediorientale. Da una parte la necessità di combattere il terrorismo e le forze estremiste al confine con la Siria, dall’altra il desiderio di creare un potente Stato in cui la religione abbia un ruolo centrale e stabile. L’Islam sta tornando ad avere un ruolo importante nella vita dei turchi, un popolo che grida a gran voce la sua laicità, ma che vede giorno dopo giorno il ritorno alle tradizioni conservatrici guidate dal presidente Erdogan.
Quella voglia di Europa, che divenne obiettivo dalla fine degli anni ’80 si sta via via affievolendo nelle nuove generazioni, disilluse da una politica di ostracismo dell’Unione Europea nei confronti di un Paese che fatica ad uniformarsi ai suoi parametri: la salvaguardia dei diritti umani, il ruolo della donna, la libertà di stampa, il riconoscimento del genocidio degli armeni, la delicata situazione del popolo curdo, sono tutti temi caldi a cui la Turchia dovrà dare una risposta. Tutto questo si respira ad Istanbul, centro industriale, finanziario e culturale del Paese. Abbiamo provato a raccontarvelo in un reportage da inviati in città.
Oggi quella fondata da Mustafa Kemal, per tutti “Ataturk” il padre dei turchi, è una nazione liberale, al centro però di una crisi geopolitica che sta coinvolgendo il mondo mediorientale. Da una parte la necessità di combattere il terrorismo e le forze estremiste al confine con la Siria, dall’altra il desiderio di creare un potente Stato in cui la religione abbia un ruolo centrale e stabile. L’Islam sta tornando ad avere un ruolo importante nella vita dei turchi, un popolo che grida a gran voce la sua laicità, ma che vede giorno dopo giorno il ritorno alle tradizioni conservatrici guidate dal presidente Erdogan.
Quella voglia di Europa, che divenne obiettivo dalla fine degli anni ’80 si sta via via affievolendo nelle nuove generazioni, disilluse da una politica di ostracismo dell’Unione Europea nei confronti di un Paese che fatica ad uniformarsi ai suoi parametri: la salvaguardia dei diritti umani, il ruolo della donna, la libertà di stampa, il riconoscimento del genocidio degli armeni, la delicata situazione del popolo curdo, sono tutti temi caldi a cui la Turchia dovrà dare una risposta. Tutto questo si respira ad Istanbul, centro industriale, finanziario e culturale del Paese. Abbiamo provato a raccontarvelo in un reportage da inviati in città.
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